PARLA IL PRODUTTORE DEL SUO ULTIMO FILM
«Anna Magnani è animata da fanatismo nella sua attività d’attrice. E pensa che tutti e tutto quanto la circonda, in teatro di posa, debbano marciare con lo stesso suo impulso. E’ severamente critica nei confronti di se stessa, ma è critica anche di quanto nota intorno a sè e ove qualcosa non le vada, lo dice a chiarissime note. A me, come produttore, questo fa piacere».
Chi parla così di Nannarella è un giovane americano, Martin Jurow, quasi un esordiente, perchè dopo “L’albero degli impiccati” con Gary Cooper e Maria Schell, ha dato vita per lo schermo – finora – soltanto ad un secondo film che è appunto “La pelle del serpente” (questo sarà il titolo in italiano) ovvero “The fugitive kind” (questo è il titolo americano), insomma la pellicola tratta dallo “Orpheus descending” di Tennessee Williams, che è stata interpretata dalla Magnani, da Marlon Brando e dalla Woodward: la pellicola alla cui realizzazione hanno collaborato quattri titolari di Oscar.
Jurow è a Roma per completare alcuni brani sonori del film. Alla produzione egli è giunto dopo una lunga attività nella agenzia di William Harris. In quella sua qualità di agente egli trattò con il rappresentante legale in Italia della Magnani gli acordi per il primo film che la nostra attrice girò negli Stati Uniti (“La rosa tatuata“), come pure per il successivo “Selvaggio è il vento“.
Dati i rapporti d’amicizia, ottenne subito l’adesione di Nannarella al progetto del suo film.
«Prima la consideravo soltanto sotto l’aspetto dell’amicizia che si era stabilita fra noi. Ora posso parlare di lei anche come produttore, e vi dirò ch’ella è una grande personalità artistica dei nostri giorni: l’unico paragone che potrei stabilire è quello con Bette Davis».
Jurow si compiace di notare la diversità profonda dell’impegno che puntualmente mettono nel lavoro la Magnani e Marlon Brando: «Questi è tutto concentrato nella sua parte, assorto nel personaggio, incurante di quanto avviene attorno a lui; la Magnani, invece, tutto segue e tutto vede».
Ancora Jurow rileva come, in contrasto con il tipo di recitazione in uso in America, ispirato e quasi ossessionato dall’esame introspettivo, la Magnani sia talmente naturale, spontanea, impetuosa che c’è da pensare che ella possa – proprio come la Davis – interpretare tutte quelle parti che “sente” di fare. […]
A. Ceretto