Al Teatro Quirino di Roma, il 20 dicembre 1966, la Compagnia appositamente formata per Anna Magnani, ha rappresentato «Medea» di Jean Anouilh. Regia di Giancarlo Menotti.

La Medea di Jean Anouilh, che Anna Magnani ha interpretato con la regia di Giancarlo Menotti, appartiene al teatro di contaminazione mitologica che, da André Gide a Jean Giraudoux, vanta in Francia illustri
tradizioni e che dopo la seconda guerra mondiale ha avuto un ultimo periodo di gloriosa reviviscenza nel clima dell’esistenzialismo.

In quest’ultima fase del processo si inquadra la tragedia di Jean Anouilh, che è del 1946 e che segue di quattro anni la giustamente più celebrata Antigone, opera provocata da sollecitazioni morali più sentite e poeticamente più compiuta.

La Medea è in sostanza il risultato di un’operazione dialettica e stilistica, certamente non priva di raffinatezze e di teatralità: l’eroina, legandosi a Giasone, ha compiuto una serie di scelte, che la condizionano completamente senza lasciarle un ulteriore margine di determinazione; Giasone, viceversa, ha avuto l’accortezza di conservare in larga misura la propria disponibilità e può quindi decidere di abbandonare Medea, per aprirsi una nuova possibilità di riuscita mediante il matrimonio con la giovane figlia del re Creonte.

A Medea rimane ormai soltanto quell’estrema possibilità di scelta che consiste nel sopprimersi, ed essa l’attua, entrando così in un clima di tenebroso e selvaggio eroismo, che Giasone respinge così come lo respinge la persona più vicina e più cara alla stessa Medea, la sua nutrice.

Medea, Anna Magnani Osvaldo Ruggeri

Jean Anouilh conclude che questo tenebroso e selvaggio eroismo è in ultima analisi distruttivo per sua natura, perché gli uomini, come afferma Giasone, hanno bisogno di vivere «senza illusioni» in «un mondo creato secondo la loro misura per attendervi la morte», un mondo nel quale soprattutto importa che il raccolto assicuri a tutti il loro pane quotidiano insieme con qualche piccolo svago.

La sottigliezza intellettuale del linguaggio e delle allusioni dalle quali esso risulta intessuto costituisce il pregio, eminentemente letterario, della Medea di Jean Anouilh, la quale Medea è senza dubbio una lupa anche essa, come quella di Giovanni Verga, ma una lupa sofisticata.

Era naturale che, affrontando questa figura di eroina tragica, Anna Magnani tendesse a riportarla energicamente verso le dimensioni ben diverse del proprio temperamento, imprimendole una carica immediata e violenta.

La Medea alla quale dà vita la grande attrice sulla scena, è una donna ferita che esprime una dolorosa e adirata rivolta: un personaggio potentemente scolpito che però non rassomiglia alla Medea di Jean Anouilh se non fugacemente nei suoi scatti e nei suoi sordi rancori.

La regia di Giancarlo Menotti è una geniale operazione di compromesso mediante la quale gli autentici contorni del testo sono obliterati in un’aura melodrammatica, creata anzitutto con le grandiose e magniloquenti scene di Rouben Ter Arutunian.

Lo spettacolo, nel quale recitano Osvaldo Ruggeri (Giasone) e Fosco Giachetti (Creonte) comunica dunque una sua indiscutibile suggestione, anche se una suggestione sbagliata, ed offre alla bravissima Cesarina Gheraldi (la Nutrice) lo spazio per un’interpretazione di singolare rilievo nella sua classica compostezza.

Il compositore Giancarlo Menotti ha accettato di curare l’allestimento della Medea di Jean Anouilh a patto che Anna Magnani interpretasse un dramma di Federico Garcia Lorca nel prossimo Festival dei Due Mondi a Spoleto.

Siamo sicuri che in un personaggio del poeta spagnolo Anna Magnani ritroverà più direttamente se stessa.

g. e.

Disegno di Onorato
ANNA MAGNANI IN MEDEA DI ANOUILH

Con la regia di Giancarlo Menotti — per se stessa richiamo spettacola­re — Anna Magnani ha rappresentato al Teatro Quirino di Roma la deliran­te Medea di Jean Anouilh; discussa quanto si vuole, ma sempre interprete eccezionale e grande attrice.

In questa Stagione si era già avuta una Medea ma con arbitrio, almeno nel titolo, perché quella di Alvaro che ha rappresentato la compagnia del Teatro Indipendente, con Laura Adani. E’ lunga la notte di Medea come s’è detto nella cronaca del fascicolo scorso.

La Medea di Alvaro è del 1949; quella di Anouilh del 1946, ma messa in scena solo nel 1959, da Barsacq. Tra le due opere non esiste affinità, tran­ne quella di voler rispecchiare il do­poguerra nel quale entrambe sono nate, con i suoi tormentati problemi.

Anna Magnani ha recitato da grande interprete e la singolare opera, con­dotta verso il melodramma (e non po­teva essere diversamente, dato il re­gista) ha avuto un vivissimo successo. Con Anna Magnani hanno recitato Osvaldo Ruggeri (Giasone), Fosco Giachetti (Creonte) e Cesarina Gheraldi (Nutria).

(Foto copertina © Archivio L’Unità)