Massimo Ranieri, il primo partner di Anna Magnani nel ciclo televisivo che ha come protagonista assoluta la grande attrice romana. Sia per lei che per lui il telefilm La sciantosa è un debutto.
Con la differenza che Anna Magnani aveva sempre rifiutato finora di recitare per la televisione e Massimo Ranieri è, invece, un habitué del teleschermo come cantante e non come attore.
Due personaggi di schietta estrazione popolare che hanno la dote comune di saper conquistare con semplicità i favori del pubblico.
Poche domande a Ranieri alla vigilia della trasmissione. La prima è d’obbligo: che cosa si prova a recitare a fianco di Anna Magnani, l’unica attrice italiana che è considerata un mostro sacro?
«Potrà sembrare strano, persino presuntuoso da parte mia, ma devo dire che mi sono sentito subito a mio agio. Si è stabilito fra noi un clima di spontanea cordialità e per questo la mia ammirazione per la signora Magnani è cresciuta ulteriormente. Mi hanno colpito il suo profondo senso professionale, la sua scrupolosa puntalità e la sua resistenza alla fatica (cominciavamo di solito a girare alle quattro del pomeriggio e finivamo alle cinque del mattino). E’ curioso che prima di conoscerla non me la immaginavo diva, sicchè mi è parso quasi naturale trovare la conferma di questa idea fin dal primo giorno di lavorazione».
E Anna Magnani che atteggiamento aveva sul set nei confronti del giovane cantante-attore?
«Di simpatia e di piena collaborazione. Certe volte durante una pausa, mi chiamava accanto a sé: “A regazzì”, diceva, “tu che sei napoletano la conosci questa canzone?”. E attaccava sulla chitarra un motivo per me sconosciuto. Mi ricordo che un giorno ha cantato quasi sottovoce, con una grazia che mi sorprendeva, una vecchissima melodia napoletana, Reginella, che è una delicata storia d’amore, il cavallo di battaglia di alcuni celebri interpreti dell’epoca d’oro napoletana. E mi è piaciuta tanto che la includerò in un disco a 33 giri che sto preparando insieme ad altri undici brani del repertorio classico della mia città. Anzi, quando inciderò Reginella vorrei tanto che in sala di registrazione fosse presente lei, la signora Magnani».
Massimo Ranieri è ancora scapolo. Del resto ha appena vent’anni. In televisione sarà Tonino Apicella, un soldatino, manco a dirlo, napoletano, che è partito per la guerra ancora fresco di matrimonio.
«Questa mia condizione suscita nella vicenda televisiva la tenerezza della grande sciantosa ospite di un ospedale da capo dove terrà uno spettacolo per i soldati. La diva prova per il giovanissimo fante un sentimento materno ricambiato da Tonino Apicella con una dedizione che si manifesta in tutte le piccole occasioni offerte dal soggiorno della sciantosa nelle retrovie. Per esempio quando la canzonettista si dimostra quasi offesa per il fatto che nessuno conosce il suo repertorio da café-chantant, sarà proprio il soldatino Apicella a suggerirle un motivo popolare che potrà accendere intorno a lei l’entusiasmo della platea in grigio-verde».
Ma per Ranieri, l’idolo della musica leggera degli anni Settanta, il vincitore dell’ultima Canzonissima, che cosa rappresenta la Belle Epoque, l’età della sciantosa?
«La Belle Epoque l’ho conosciuta, per caso, attraverso una battuta, quando avevo ancora i pantaloncini corti. Nel mio quartiere c’era una ragazza che tutte le mattine, stendendo i panni, cantava a voce spiegata. Per la verità non si può dire che avesse una voce d’angelo, anzi era decisamente stonata. Sotto il palazzo lavorava un ciabattino che appena la sentiva cantare usciva sulla soglia della sua botteguccia per annunciare a tutta la strada: “Eccola, Ha attaccato Donnarumma!“. Per me Donnarumma rappresentava un mistero e fu mio padre a spiegarmi, quasi scandalizzato della mia ignoranza, che Elvira Donnarumma è stata una delle più grandi e più amate sciantose di Napoli. Forse la più popolare canzonettista melodista, come si diceva a quell’epoca. Tanto è forte il ricordo che la voce di questa donna ha lasciato, che ancora oggi il suo nome si usa come termine di paragone. O come riferimenti sarcastico, nel caso del mio ciabattino».
Come attore, però, Ranieri ha avuto almeno un’altra occasione, oltre a La sciantosa TV, per rivivere il tempo dei caffè concerto e del vecchio varietà, gli anni della cosiddetta bella epoca: Bubu di Montparnass, il film che ha interpretato subito dopo Metallo: «Quello che mi affascina sempre», dice, «è il clima di questo periodo storico, il suo romanticismo, la moda. I grandi cappelli delle signore, i gilè degli uomini. Io il gilè lo porterei sempre, anche d’estate se fosse possibile».
Finora Massimo Ranieri ha girato sette film. In soli due anni. E le sue partner cinematografiche si chiamano Ottavia Piccolo, Lucia Bosè, Tina Aumont, Samantha Eggar, Beba Loncar e Florinda Bolkan.
Adesso il soldatino di Anna Magnani è diventato un acceso maoista. E’ questo il ruolo che interpreterà in Imputazione di omicidio, il film che sta girando a Roma con Mauro Bolognini. Il protagonista della vicenda, durante un tumulto di piazza, uccide un poliziotto.
Dopo il debutto televisivo come attore, Ranieri ricomparirà sul piccolo schermo nel ruolo che gli è più congeniale, partecipando cioè alla battaglia di Canzonissima. Senza tradire il cinema, però. Qui infatti interpreterà Io e te, una canzone già presentata alla VII Mostra internazionale di Venezia e che è il tema d’amore di Metallo, il film a cui è più legato sentimentalmente.
A. Lubrano
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