Pier Paolo Pasolini ha scoperto un aspetto assolutamente sconosciuto della popolare attrice che impersonerà la donna di vita nel suo nuovo film “Mamma Roma”
«Anna Magnani ha un animo di poeta “in nuce”», mormora Pier Paolo Pasolini con la sua voce educata, passandosi pigramente la mano destra, bianca e minuta, tra i capelli.
«Sarebbe stata un buon poeta se qualcuno l’avesse, a suo tempo, invogliata a scrivere. Ricordo il racconto che mi fece, un giorno, di una corsa per le strade di Nuova York o di non so più quale città americana, alla ricerca di un abito da sposa da regalare alla sua donna di servizio: un piccolo poema orale, glielo assicuro. Anche l’altra sera a Roma, in trattoria, mi ha mostrato un altro lato poetico del suo carattere: eravamo a tavola, con suo figlio Luca, Elsa Morante e Laura Betti. Io la vedevo distratta: continuava a fissare una chitarra appesa al muro. “Chi la suona?”, chiedeva ogni tanto al cameriere. “Chi la suona?”. E il ragazzo, intimidito dal fatto di trovarsi di fronte l’attrice, non le rispondeva. Ad un tratto la Magnani chiese che gliela portasse, e cominciò, accompagnandosi con quel povero strumento da trattoria, a modulare impercettibilmente, a fior di labbra, melodie napoletane e siciliane: non mo hai sentito cantare con maggior dolcezza e delicatezza. E’ questa Magnani assolutamente nuova che voglio portare sullo schermo in “Mamma Roma”, il mio secondo e ultimo film d’ambiente romano, che comincerò a girare tra un mese».
Una madre fallita
«E il ritratto, magari convenzionale, di una Magnani sboccata e aggressiva, lo dovremo mettere in soffitta?».
«Beh, esiste anche quello, chi può negarlo? Ma il linguaggio diciamo pure osceno è diventato, nel mondo del cinema, un gergo, vuoto di ogni significato eversivo e volgare: è soltanto una rivalsa contro un mestiere che fa guadagnare troppo facilmente tanti soldi…».
Pasolini tace, cava dal taschino della giacca, da cui si affacciano una penna e una matita stilografiche, come un taschino di un qualunque geometra, un paio di occhiali dalla montatura leggera, e li inforca.
Le sue mani piccolissime frugano, inquiete, il volto.
«E’ vero quello che è stato più volte scritto, e cioè che fu la Magnani a esprimere il desiderio di voler lavorare con lei dopo aver visto “Accattone“?».
«Niente affatto (lo scriva, mi raccomando); si figuri che la prima idea di “Mamma Roma” mi s’è affacciata alla mente mentre sceneggiavo “Accattone”. Allora non pensavo proprio di affidare a lei la parte principale, anche perchè io preferisco lavorare con attori presi dalla strada. Una volta le lessi il soggetto, e Anna ne rimase entusiasta. Come saprà (perchè dei miei film, purtroppo, si conosce sempre tutto anche prima che li cominci, e così nascono come funghi gli imitatori) la trama di “Mamma Roma” è molto semplice: è la storia degli ardui rapporti tra una madre e un figlio. La madre ha condotto una vita sciagurata, ritmata dalle tipiche esperienze di una squallida donna del sottoproletariato.
Quando decide di mutar vita, lo fa appigliandosi al frusto convenzionalismo piccolo-borghese, e naturalmente torna a sbagliare. Per protestare contro il fallimento della propria madre il figlio va a rubare, finisce in prigione e vi muore, inchiodato al letto di contenzione come il povero Marcello Elisei, di cui si occupò a lungo la cronaca nera».
«La vede spesso la Magnani in queste settimane di preparazione del film?».
Pasolini sorride togliendosi gli occhiali. «No, quasi mai: ho assistito a una prova di certi vestiti e basta. Abbiamo tutti e due un grande rispetto reciproco, ma poichè siamo carichi di difetti, non vogliamo, per ora, stare troppo insieme».
«Difetti? Quali?».
«Naturalmente per eleganza le parlerò solo dei miei, anzi soltanto di quello che può essere considerato il mio difetto maggiore. Vede, io ho un’enorme carica di vitalità, e a un certo punto della giornata, debbo come isolarmi, stare chiuso in me stesso. In questi momenti, lo riconosco, manco completamente di comunicativa, e questo mi fa sentire in grave colpa verso gli altri…».
Due angosciati
«A parte i difetti, qual è l’elemento che sente d’avere in comune con la Magnani?».
«L’angoscia. Siamo due esseri pietrificati dall’angoscia. Per questo il nostro incontro è così difficile: perchè è l’incontro di due angosce, e quindi di due personalità non modificabili».
«Tecnicamente e stilisticamente “Mamma Roma” sarà simile ad “Accattone”?».
«Tecnicamente sì: lo girerò con una maneggevole “Harreflex”, quasi tutto in esterni, con la luce naturale, servendomi di una troupe ridotta e facendo spendere molto poco ai produttori. Stilisticamente, invece, dovrebbe rappresentare un passo avanti: vorrei evitare i difetti del mio film d’esordio, farlo più snello, più rapido; eliminare certe lentezze interne delle scene…».
«In “Mamma Roma” ci saranno sequenze che potranno interessare la censura?».
«Se la censura si occupasse solo di erotismo direi di no. L’erotismo al cinema personalmente non mi interessa affatto!».
A. Barberis
(dall’Archivio Pier Paolo Pasolini – Cineteca di Bologna)
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