Le donne di Campo de’ Fiori e di Trastevere ricordano con tenerezza e con rimpianto l’attrice che fu sullo schermo, come nessun’altra, “romana de Roma”
Se di lei s’era dimenticato il cinema – «er cinema è pitocco» disse due anni fa la Magnani a chi le chiedeva perchè non ritornasse sul set – non è stato così per la gente di Roma: e soprattutto di quei quartieri del vecchio centro, che in “Nannarella” avevano trovato la foga e l’empito, l’individualismo e l’umanità, il cuore e gli stracci, i problemi e i rimpianti della loro vita.
Che fosse l’irosa e disperata ribelle di “Roma città aperta“, la popolana barricadiera e sconfitta de “L’onorevole Angelina“, la prostituta alla ricerca d’una dignità per sé e per suo figlio di “Mamma Roma“, Anna Magnani, con la sua scontrosa presenza, con la faccia segnata, il corpo imponente, il dialetto protervo ha permesso alla gente di Roma di ritrovarsi protagonista al cinema.
Ed è stato proprio per questo suo essere “diversa” che per brava che fosse non riuscì a non diventare vittima di un cinema che al neorealismo preferì la commedia di costume, l’aneddoto brillante, l’inchiesta sociale, la satira.
Ma se il suo piglio popolare – e non popolaresco, come sarebbe stato facile, dato che in fondo la Magnani viene da una famiglia piccolo borghese, e ha “fatto sua” una realtà più per una scelta emotiva che per una “condizione” oggettiva – le è costato l’isolamento dal set, le ha però dato, più ancora che i riconoscimenti alla critica, l’affetto e l’attaccamento d’un pubblico che amandola e riconoscendosi in lei, in fondo amava se stesso.
E’ per questo che al suo funerale è scoppiato un battimani inaspettato; è per questo che tra le tante corone ce n’era una della gente di Trastevere, che s’era tassata per mandare quest’ultimo omaggio a Nannarella.
E’ per questo che le donne di Trastevere e di Campo de’ Fiori l’hanno ricordata spesso con le lacrime agli occhi, e mai una sola volta con la scanzonata ironia che spesso adoperano nei confronti di altri attori o gente di spettacolo.
Silvana Forti è una casalinga; sta a San Giovanni, ma viene sempre a Campo de’ Fiori perchè sua madre è nata lì:
Che dispiacere, che dispiacere… Io i suoi film l’ho visti tutti, me la ricordo al Brancaccio, quando faceva la rivista con Totò e cantava “Io sciò sciò nun lo fo”. Mi ricordavo sempre questo l’altra sera quando guardavo il film. Ci ho pianto tanto. Ma mica ero sola: a casa mia avevano tutti l’occhi lustri.
«La Magnani rispecchiava l’animo e il core de Roma: questo solo gli dico». Carolina Bruni è una vecchietta con una crocchia candida, un filo di perline al collo, il vestito di seta, e una gran sportona di verdura sotto al braccio. «E poi, la morte de quel male, salvando la nostra religione, Dio Santo, non se la meritava proprio».
Elena Di Pietro ha i capelli scuri e lunghi che le cadono sulla faccia, proprio come la Magnani: ma di lei non dice nulla perchè ha il magone: «E’ vero, è vero, a noi ci ha fatto piangere tanto, coi suoi film. Famiglie intere. Guardi io ci ho un maschietto, già grandino, s’è messo sotto le lenzuola per non farsi vedere che piangeva, mentre davano il film in TV».
«Io abitavo vicino, a corso Rinascimento. L’avrò incontrata mille volte: era una donna umana, come se sentiva s’esprimeva. Certo rispetto a noi stava meglio: armeno lei aveva la grana; noi siamo carichi di debiti». Franca F.: è una verduraia; ha un grande banco proprio a Campo de’ Fiori e una faccia sfatta dalla fatica. Parla poco e tira via perchè sta caricando le ceste sui carretti.
Caterina De Angelis: vende frutta e si ricorda quando tanti anni fa la Magnani venne al mercato per girare una delle poche scene dal vero di “Campo de’ Fiori” in cui era una pescivendola innamorata di Fabrizi. «L’ho saputo la sera stessa, ch’era morta. E ci ho provato un gran dispiacere, perchè era alla mano, come noi. Non faceva quel mestiere per i soldi, ma perchè era brava, sapeva fare l’artista ma aveva un cuore nobile. Non viveva per il lusso, ma per la soddisfazione del mestiere che sapeva fare. Mica come certe sgallettate. Io poi con la Magnani ho anche parlato: tre anni prima che si ammalasse, proprio davanti a palazzo Altieri. Mi trovavo lì che andavo a portare un po’ di pomodori a casa a una signora e incontrai lei al portone e la fermai. Gli dissi: «sei troppo brava». M’abbracciò e mi disse «grazie».
Maria C. è meridionale, vende agli, è laconica. Dice soltanto: «Piangevo tutta. E anche i ragazzini miei. Io ce n’ho sette».
Marisa Barigelli: «Na’ romanaccia, una vera, come noi. Disgraziato quer brutto male che ce l’ha portata via, Nannarella nostra».
Desdemona Marini ha un banco di casalinghi e due occhi celesti. Non voleva dirmi il suo nome perchè secondo lei è brutto. «La sera che ho inteso che era morta me so’ venuti tutti i brividi, veramente. Me rimaneva simpatica… romana… co’ quei film, tutti l’ho visti. Più de tutti me ricordo quello dopo la guerra, “Roma città aperta“. Due volte lo vidi: ero ragazzetta, me divertivo tanto quando Aldo Fabrizi dava quella padellata in testa a quell’altro… Caruccia, simpatica».
Teresa Fabrizi vende limoni, ha un bellissimo banco. E’ la sorella di Aldo Fabrizi, e suo figlio fa il macchinista di cinema. «M’è dispiaciuto moltissimo, una grande attrice, una gran donna. Noi romani abbiamo il cuore nobile, buono, proprio come lei. No, mio fratello non l’ho sentito, non m’ha telefonato. E’ strano, perchè telefona sempre. Starà immalinconito».
Alberta C. ha un banco di pesce, proprio nello stesso angolo di Campo de’ Fiori in cui era sistemato il banco della Magnani nel film. E davanti, al cinema Farnese danno in omaggio alla Magnani “Mamma Roma”. «M’è dispiaciuto tanto, che piangevo. E ci piangerò domani, magari. Perchè mi concentro un po’ che adesso il lavoro mi distrae. Era tanto brava, i suoi film l’ho visti tutti. Mi piacerebbe rivedermeli in TV, seduta comoda».
C. Motta
(Foto di copertina: © Angelo Novi – Anna Magnani al mercato di Cecafumo sul set di Mamma Roma)