Ha gli occhi neri, lucidi e vellutati come le castagne appena saltano fuori dal riccio; sono occhi che hanno già visto, e davvicino, le tempeste della vita. Anche i suoi capelli sono neri; e sono diavoli su quella sua testa scarmigliata, senza pace.

ll suo viso è pallido, segnato, stanco; la bocca è bella, e ogni tanto scoppia in grosse risate: sembrano risate senza gioia; forse, sono risate senza gioia…

La Magnani attrae. Poi, seduce e incanta; le sue parole sono nude e crude, vere. La Magnani è sincera anche quando ti manda (come qualche volta fa) a quel paese: “…e lassame perde!”.
Ma poi si pente, ti schiaccia l’occhio, ti sorride: è buona. Ha tanto sofferto, e ancora soffre: è madre di un bimbo che ama di un amore pazzo; un bimbo che è tanto malato.

Lavora e lavora, la Magnani; e non rinuncia alla vita: “…anche a me piace ridere, ballare, divertirmi”.

Parla la Magnani. E tu respiri aria di Roma: sei a San Remo, magari, ma ti par di essere volato in Trastevere.

E quando tu, alla Magnani ricordi i suoi film, lei nei suoi film, ai suoi film, ritorna, e tu la riconosci subito: “I miei film? …Mi piacciono tutti, belli e brutti: forse, una madre vuol bene soltanto ai figli belli?”.

Chiude, per un attimo, gli occhi, poi te li spalanca in faccia e dice: “…mi piace, soprattutto, l’interprete della ‘Voce Umana‘, di Cocteau; ero io, la Magnani, la. Io che, al telefono, chiamo per l’ultima volta il mio amante che domani sposa un’altra. E non posso dimenticare la donna di ‘Roma Città Aperta‘: mi buttano giù da un camion in corsa, batto a terra in malo modo; duro prezzo quella parte che sentivo, che avevo nel cuore, furono due ferite fonde, alle ginocchia. E Rossellini mi diceva: ‘Che me ne faccio d’una Magnani zoppa?’. Gran bella cosa il cinema; però…”

Però?

 Il cinema di oggi, il nostro cinema è diventato un ibrido: non sa più cosa vuole.

Lo abbandonerà?

No; anzi, tornerò presto al cinema. Il teatro è un lusso che mi posso concedere una volta tanto. In America girerò ‘The Rose Tattoo’, dalla commedia di Tennessee Williams, per la Paramount; il regista sarà Daniel Mann, quello che ha fatto ‘Come back little Sheba’. Girerò un film anche in Italia: ‘La Grazia’, dove si racconta la storia di una madre che ha un figlio che sta per morire. La donna piange, si dispera, aspetta il miracolo della guarigione. Che non avviene. La notte, vicino al figlio morto, la madre sogna: sogna che il figlio guarisce e diventa un delinquente…

E allora?

E allora la madre pensa che il miracolo sia già stato compiuto; accompagna il figlio morto al cimitero, e non piange più.

Cinema e poi, di nuovo il teatro, vero?

Si, lo spero; il teatro, ormai, m’è entrato nel sangue. Ne restai lontana, per 6 anni, quando mi sposai: ero innamorata; decisi di essere una buona moglie, felice. Fui una buona moglie; però, non fui felice. Tornerò al teatro, che è ormai la mia vita, quando potrò. Vorrei portar sulla scena il ‘Cesare e Cleopatra’, di Shakespeare; penso anche a Anouilh, del quale ammiro la ‘Medea’, la donna – cioè – che della vera donna (con il suo amore, la violenza l’odio) è il simbolo di tutti i tempi. In compagnia con me vorrei Gassman: è un grande attore, giovane, pieno di talento.

E la rivista?

Debuttai, 18 anni fa, ne ‘I milioni’ di Galdieri. Eccomi, ora, di nuovo con Galdieri. Questa è una paretensi: credevo di far un po’ di vacanze: invece, che fatica! Ho perduto la pace e il sonno…

Mi tolga ancora una curiosità, signora: perchè il debutto a San Remo e non a Roma, per esempio?

Perchè voglio arrivare a Roma con uno spettacolo limato, perfetto: ci tengo. Eh si! Roma è la mia città: il mio cuore è sempre laggiù, fra la gente che parla il mio dialetto.

E quando arriverà a Roma?

Alla fine del giro San Remo, Genova, Torino e… e poi non ricordo più!

A. Camoriano
San Remo, 1953