Sono in ritardo con le notizie da quest’importante isola Inghilterra. Lo so da me. E’ stato perchè pensavo.
Io sono uno che così è fatto: se ogni tanto non mi siedo in camera mia, accanto alla finestra a pensare, poi sto male. In questo modo capita che arrivo in ritardo con le notizie e me ne dispiace. Davvero. Però in fondo sono abbastanza soddisfatto di questa faccenda che ogni tanto penso.
Questa volta sono in ritardo perchè ho pensato ad Anna Magnani.
Ci ho pensato perchè l’ho veduta qui, in quest’isola Inghilterra ombelico del mondo, e non è vero niente che il suo «fuoco meridionale» stonasse con la nostra «freddezza nordica» come mi è accaduto di leggere su alcuni giornali italiani.
Ma guarda un po’ che tipi: voialtri, quella cosa che si chiama retorica, proprio che ce la dovete avere nel sangue.
Intanto, «nostra», per modo di dire perchè io con la freddezza nordica non c’entro in quanto, come irlandese, posso vantarmi di essere meridionale almeno come il vostro Remigio Paone, di cui tutta Londra — in questa aridissima primavera — sta ansiosamente aspettando il refrigerio delle fontane luminose nella rivista di Totò, e poi perchè, in fatto di freddezza mi è parso che Anna Magnani possa dar esaurienti lezioni ad un eschimese.
Tutto questo dando al vocabolo «freddezza» quel significato di «educazione» o «correttezza» che mi sembra voi gli attribuiate comunemente.
Avevo letto e sentito parlare di quest’attrice come di una specie di Pape Satan Aleppe che dove entrava lasciava puzzo di zolfo e tracce di bruciato. Invece no.
Con questi miei occhi mortali che hanno veduto Andreina Pagnani — e ancora non riescono a dimenticarla — io ho registrato l’ingresso di Anna Magnani all’ambasciata d’Italia a Londra.
L’ho seguita per tutta la durata del ricevimento con gli occhi fissi e le nari dilatate in attesa del puzzo di zolfo che ritenevo immancabile.
Ebbene, niente: questa Anna Magnani — contro tutte le aspettative depositate nell’animo mio dalla lettura dei vostri giornali — non ha rotto neppure la più insignificante delle tazzine da tè sulla diplomatica testa dell’ambasciatore, non ha fatto esplodere petardi sotto i piedi degli invitati né, per quanto io mi sia più volte avvicinato a portata utile delle sue estremità, ha mai cercato di prendermi a calci. Del che, confesso, a tutta prima sono rimasto piuttosto deluso.
Poi, mortificato, ho cercato ai capire che cosa intendono i vostri connazionali miei colleghi quando, riferendosi ad Anna Magnani, scrivono che si tratta di una furia scatenata, di una creatura micidiale, di una specie di valanga sfrenata e incontrollabile.
Vi dico: io l’ho vista. Ho parlato con lei e l’ho ascoltata mentre parlava e l’ho osservata a lungo con occhio prevenuto. E ne ho tratto un’impressione assolutamente diversa da quella della maggior parte dei giornalisti italiani.
Ai quali, beninteso, non ho la più piccola intenzione di fare il processo perchè me ne manca del tutto la veste, l’autorità e — modesto come sono — diciamo pure la dignità ma che, però, ritengo vittime di un equivoco critico abbastanza grossolano se è in buona fede e piuttosto deplorevole nel caso contrario.
L’equivoco, a mio parere, è questo: di avere scambiato la signora Anna Magnani, donna — come risulta a me, Basil Maloney di anni trentaquattro, battezzato cresimato e irlandese — squisitissima ed educatissima, con l’attrice Anna Magnani che ha creato — limitandolo alla scena e allo schermo — un tipo di creatura violenta e sanguigna, stregata dalla virulenza del proprio sangue, dominata dall’ansia della propria carne.
Una donna squisita e un’attrice «temperamentosa»: due cose, mi sembra, assolutamente distinte. Per me, per quanto l’ho vista in Inghilterra la vostra Magnani è un’adorabile signora ed insisto per il corsivo.
Del suo talento d’attrice ecco cosa dicono i miei colleghi britannici che hanno assistito alla prima del film «L’Onorevole Angelina»:
Richard Winnington del News Chronicle: «E’ l’attrice più poderosa dello schermo contemporaneo. La sua ineffabile bellezza è una splendida fusione di elementi fìsici e spirituali; non dovete perdere questo film per poterla ammirare». Richard Winnington è amico mio: vi posso assicurare che non partecipa agli utili del film in questione.
Ed ecco Fred Majdalany, del Daily Mail: «E’ un’attrice di somma abilità, è completa. Non ho alcun dubbio che sia la miglior attrice del cinema contemporaneo». Vi faccio notare che Fred, come critico, è più aspro di una mela acerba.
Eccone un altro, C. A. Lejeune dell’Observer: «Siamo finalmente di fronte ad una vera attrice. Probabilmente la migliore che si possa ammirare in questi anni di dopoguerra…».
Questo volevo dire perchè in Irlanda «la cavalleria non è ancora un nome vano», e questo ho detto.
I miei ossequi alla signora Magnani.
B. Maloney
(Londra, 1949)
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