“Nannarella” impazzita per una rosa tatuata. La popolare attrice è stata interprete, accanto a Burt Lancaster, della riduzione di un dramma di Tennessee Williams.
«È arrivato un bastimento carico di … Anna Magnani!».
«Guardi che se sbaja; mica so’ poi tanto cicciona; le dirò di più sono dimagrita di parecchio!». – Il ghiaccio era rotto.
Proveniente da New York, è sbarcata ieri sera a Napoli la popolare attrice romana, reduce da un lungo soggiorno in America. Sul molo, incurante del venticello tutt’altro che piacevole, un fitto schieramento di simpatizzanti ed ammiratori, era in paziente attesa di rivedere la simpatica Annarella mentre gli operatori cinematografici avevano disposto convenientemente i riflettori onde riprendere la scena dello sbarco in ogni particolare.
Dopo lunga ed inutile anticamera sulla banchina (in Italia, si sa, chi di dovere si studia di rendere quanto mai difficoltose anche le cose più facili) finalmente venne concesso il libero ingresso sulla nave ai giornalisti.
Tra il congestionato via vai dei viaggiatori, tra il continuo balenio dei lampi di magnesio; col taccuino degli appunti sempre in pericolo di finire tra i piedi della gente, ebbe così luogo l’intervista di rito.
«Quali le ragioni della sua lunga permanenza in America? Il film è stato prodotto dalla Paramount?».
«Ho girato un film – rispose Anna Magnani – sotto la regia di Daniel Mann. Si tratta de “La Rosa Tatuata“, un soggetto tratto dalla famosa commedia di Tennessee Williams. Mio compagno di lavoro è stato Burt Lancaster, un artista che certo non ha bisogno di presentazione».
«In breve, signora Magnani, ci vuol raccontare la trama?».
«Con piacere. Eccola qui. Il marito di Serafina, un giovane contrabbandiere con una rosa tatuata sul petto, muore in uno scontro con la legge. Per il dolore Serafina perde il senno e si ostina a credere che il suo uomo sia ancora vivo, parlando di lui come se lo fosse davvero. Finalmente essa trova un nuovo grande amore in un giovanotto rassomigliante in un certo senso al marito e, guarda combinazione, proprio con una rosa tatuata sul petto. Naturalmente, l’avrete capito, Serafina sono io!».
«La commedia – aggiunge la Magnani – fu ispirata all’Autore durante un suo soggiorno in Sicilia ed i protagonisti, infatti, sono dei siciliani trapiantati in America. Spero di essermi fatta onore; quello di Serafina non era un personaggio molto facile da interpretarsi; si è trattato soprattutto di penetrare nello stato d’animo di questa donna, rimasta improvvisamente senza marito, un uomo al quale si sentiva legata da un amore veramente profondo».
«Come si è trovata oltre oceano, signora?».
«Benissimo. Mi ha fatto piacere essere chiamata ad interpretare un film così impegnativo. Tennessee Williams ama creare nelle sue opere dei personaggi particolarmente complessi, basterà ricordare gli altri suoi lavori portati con successo sullo schermo e cioè Un tram che si chiama desiderio interpretato da due “cannoni” quali Marlon Brando e Vivien Leight e “Lo Zoo di vetro” con Kist Douglas e Jane Wyman. Con simili precedenti il mio compito, capirà, non era affatto semplice!»
«Ritornando in Italia, dopo le fatiche americane – continua la Magnani – speravo solo di trovare un clima più ragionevole; vedo, invece, che anche qui a Napoli il freddo non manca di farsi sentire. Figurarsi, dunque, nelle altre città che certo non possono vantare il sole di Napoli!».
«Ci vuol esprimere un giudizio sul cinema americano in generale, magari confrontandolo al nostro cinema?».
«Penso che esista una differenza sostanziale tra i films americani e quelli italiani. Vede, in Italia oggi si fanno dei lavori che troppo si allontanano dalla realtà e che soprattutto non hanno niente a che vedere con il bel cinema italiano del primo dopoguerra. In America, al contrario, esiste una maggior vivacità di racconto e molto, molto più realismo».
Una nuova e più consistente ondata di lampi di magnesio ha interrotto il discorso di Anna Magnani. Fu d’obbligo mettersi ancora una volta in posa per soddisfare la insaziabile voracità delle macchine fotografiche.
Intanto sulla banchina la gente incominciava a spazientirsi; lasciamo quindi libera l’attrice di soddisfare anche le giuste aspirazioni di chi desiderava vederla ed applaudirla, non prima però d’averle rivolto un’ultima domanda:
«Il suo programma per il prossimo avvenire?».
«Prima di tutto un po’ di riposo, poi girerò, qui in Italia, il film “La Grazia” del quale ancora non conosco né attori, né il regista».
«A ben rivederci, dunque e molti auguri».
A. Rigo