Per salvarsi bisogna tornare alla natura – Non ha rimpianti del passato, ha sempre pagato di persona – La felicità esiste solo in brevissimi momenti – Di amici ne ha pochissimi, fra questi Tennessee Williams – Per questa stagione starà lontana dal cinema e dal teatro
Roma, 26 luglio
«Vorrei esser come un albero, che è dritto e forte fino a quando muore. Come è pulito un albero anche quando è vecchio. Ce n’è uno nel mio giardino al Circeo, un eucaliptus che stava morendo. Gli si era cominciata a seccare la cima. Allora ho fatto una grande buca tutto intorno e ho fatto scorrere per molti giorni l’acqua. E’ rinverdito. E’ bello vedere un bell’albero. Gli uomini hanno dimenticato di guardare queste cose. Ma se l’uomo non torna alla natura, non si salva».
Le pare di avere fatto un discorso troppo serio, di avere detto troppo di sè: «Fa un caldo terribile, oggi, non trova?».
Il campanello, su tre note allegre, aveva risvegliato misteriosi fischi d’allarme nella casa che subito erano taciuti come a un ordine di silenzio improvviso. E sulla terrazza, mentre attendavamo, ci era corsa incontro festosa e socievole una vecchia tartaruga seguita da un bel gattone bigio dal pelo lungo, che avevano l’aria di aver commesso una disobbedienza e subito erano tornati a nascondersi alla comparsa della padrona, Anna Magnani: vestita di un abito lungo come adesso si usa indossare in casa, i capelli non troppo scomposti, pigra e confidenziale come se ci conoscesse da sempre e fossimo vecchi amici. Ma subito si era rinchiusa come un ricco alla nostra domanda:
Quanti animali ha, signora Magnani?
Oh, anche lei con questa curiosità, – aveva risposto infastidita. – E’ una mania. Tutti pensano che io viva in mezzo alle bestie come in uno zoo. In fondo non ho che una tartaruga e tre gatti.
Allora chi è che fischia quando si suona il campanello?
– Già, dimenticavo i merli…
Ed eccola sorridere, colta in flagrante amore per la natura e gli animali. E confessare che le tartarughe sono due, che al Circeo ha due cani e che tutti i gatti randagi della zona vengono a farle visita quando si trovano in difficoltà: «A me fanno tenerezza i bambini, i vecchi e gli animali, perchè sono indifesi».
Oscurandosi come per un vecchio dolore: «In Italia c’è troppa gente che fa dell’ironia sulle bestie, ma non si commuove nemmeno davanti ad un bambino o ad un vecchio abbandonato».
La Magnani ci ha accolti nella sua bella casa nella vecchia Roma: mobili antichi e idoli orientali, preziosi “pupi” e libri in quantità. Più che di un’attrice, pare la casa di un’intellettuale.
La verde terrazza che la circonda ha un muro che la isola dal mondo delimitando un orizzonte di cupole e di cielo. Affabile e sicura di sè, sfoderando i suoi famosi sorrisi davanti al fotografo, ci parla del suo lavoro.
Dice che quest’anno quasi di sicuro non reciterà, non avendo trovato un soggetto che le piaccia; che gli autori, presi nell’ingranaggio della vita moderna con i suo i problemi di tasse da pagare e i suoi rumori, non scrivono più capolavori; che anche il cinema è in crisi di buoni soggetti essendo cadute le sue sorti all’arbitrio, non sempre illuminato, dei distributori.
Si commuove pensando a Totò, il grande attore scomparso, che doveva recitare in film da quattro soldi per sostenere il peso di ingiuste imposte: «Io almeno ho la fortuna di poter rifiutare le offerte che non mi soddisfano. Ma le pare giusto che si debba rovinare un attore, che fa un mestiere provvisorio e precario, imponendogli di pagare sempre la stessa cifra anche quando non lavora?».
Il suo volto mutevole, mentre parla, passa per vari stati, ma sempre torna a una sua verità profonda che la illumina di una misteriosa bellezza: la malinconia. Allora ci si accorge che la sua disinvoltura è un’arte e che Anna Magnani, in fondo, è timida e vulnerabile come una ragazzina.
E’ su questa nota che si riesce finalmente a penetrare nel regno precluso, se non a pochi sicuri amici, del suo vero essere. «Sì – confessa – il mondo com’è diventato non mi piace, mi sembra che stia andando verso una specie di caos: troppe cose succedono che mi fanno soffrire. Lo vorrei meno calcolatore e meno egoista, vorrei vedere in giro meno opportunisti. In un senso cosmico, l’umanità mi fa molta pena, me compresa».
Ma subito si riprende, ed ecco l’altra nota dominante del suo carattere risuonare allegra: «Però la vita è bella lo stesso. Svegliarsi al mattino e sentirsi vivi, vedere il sole e gli alberi e scoprire che si respira…».
Qual è stato il tempo più felice della sua vita, signora Magnani?
I tempi felici sono tanti brevi per tutti, sono attimi, mezze ore. A sommarli, in tutta una vita non fanno forse nemmeno una settimana. I tempi del dolore sono più lunghi per tutti. Eppure la vita è bella lo stesso, ci dà sempre qualche compenso. Quale? Trovare un amico, per esempio. Un amico vero, intendo. Sì, è possibile, l’amicizia esiste. Io ne ho avuti alcuni. Egle Monti è stata la più bella e grande amicizia della mia vita: era una donna piena di sensibilità, di umanità. Sapeva farmi vedere dove sbagliavo, prendermi per il mio verso. Persone così ne esistono ancora, anche se lei è morta, dandomi un immenso dolore. Tennessee Williams è oggi per me l’amico più caro. Un uomo superiore, che scrive sempre di incomunicabilità ma con il quale è possibile una profonda e sincera comunicazione spirituale.
Ha rimpianti del suo passato, signora?
No. Ho rischiato e pagato sempre di persona, senza coinvolgere nessuno. Ho avuto molte cose dalla vita: il successo, persone che mi hanno voluto bene.
Speranze per l’avvenire?
Più che speranze, un desiderio: vorrei essere serena. Ma forse mi è impossibile per il mio carattere. C’è sempre qualcosa dall’esterno che mi colpisce e tutto mi dà malinconia. In pace con me stessa, questo sì, lo sono. Ma non basta per non soffrire. Talvolta invidio la gente semplice. Quando sono al mare mi riesce di esserlo anch’io. Allora cammino scalza, guardo gli alberi e mi sento un’altra. Mi dico che la vita è bella e vale la pena di essere vissuta. E che la più grande infelicità è quella di coloro che non sanno amare perchè non vogliono soffrire.
Ha paura della vecchiaia? – le domandiamo infine.
Ci guarda soprappensiero, come se fossimo andati troppo oltre nel suo mondo segreto. Poi dice: «Sì, una grande paura. Quando ci penso, vorrei essere come un albero che è diritto e forte fino a quando muore. Ma fa molto caldo oggi e io le ho detto troppe cose. Una bella doccia sotto il tubo per innaffiare i fiori, ecco quello che ci vuole».
Si stira, sfoderando il suo famoso sorriso. Disinvolta e sicura ci congeda: «La vita è bella. Lo scriva».
L. Bergagna