Anna Magnani è tornata davanti alla macchina da presa con l’entusiasmo di una debuttante. Nel film di Pier Paolo Pasolini crea un personaggio nuovo e audace, quello di una donna sola, in lotta contro l’indifferenza di un’intera città
«Mamma Roma è un personaggio nuovo, una donna che ha delle ambizioni piccolo borghesi, sproporzionate al mondo in cui ha vissuto. E’ un personaggio bellissimo, una parte che fa sognare!»
Con queste poche, precise, parole Anna Magnani spiega il motivo che l’ha convinta a tornare di nuovo davanti alla macchina da presa, dopo due anni di inattività.
Produttori italiani e stranieri, registi famosi, per due anni l’hanno corteggiata, lusingata, offrendole contratti in bianco, ma Anna Magnani aveva sempre rifiutato ogni offerta. E se ne stava nel suo appartamento sui tetti di Palazzo Altieri, dal quale si vede mezza Roma, o nella sua villa al Circeo aspettando l’occasione buona, la parte che la «facesse sognare»: gliel’ha offerta Pier Paolo Pasolini con il film Mamma Roma.
Per la verità tutto era cominciato a Venezia la scorsa estate, durante il festival. Sullo schermo del Palazzo del cinema si proiettava Accattone, davanti ad un pubblico attento di critici, di giornalisti, di attori, ma anche di curiosi, di gente che voleva vedere, e non senza qualche prevenzione, il film dello scrittore che, tutto ad un tratto, si era messo a fare il regista. E c’era anche lei fra il pubblico, Anna Magnani.
Dicevano che fosse venuta a Venezia apposta per vedere Il brigante di Castellani, regista al quale è legata da grande amicizia fin dai tempi in cui girarono insieme Nella città l’inferno, e per vedere appunto il film di Pasolini. E forse anche lei era un po’ prevenuta.
L’avevo vista entrare nella sala: pantaloni verdi e camicetta a quadrucci dello stesso colore, scarmigliata; il volto pallido assolutamente privo di trucco spiccava fra i visetti dipinti e abbronzati delle ragazze venute a Venezia per far colpo su registi e produttori, facendoli diventare di colpo scialbi e insignificanti.
Il film, com’è noto, ottenne un grande successo, anche se non mancarono i dissensi e le polemiche, e fra coloro che alla fine della proiezione applaudivano con maggior calore, c’era anche lei, Anna Magnani.
Fu così presa da quel film, dalla sua drammatica realtà, che subito disse al produttore Alfredo Bini: «Mi devi far fare un film con Pier Paolo!»
Un soggetto su misura
Pasolini, dal canto suo, fu così lusingato che colei che egli considera una delle più grandi attrici del mondo volesse recitare con lui, che dopo poco si metteva al tavolino e scriveva un soggetto apposta per lei: Mamma Roma.
La storia del film che ha convinto Anna Magnani a tornare sul set è una storia dei nostri giorni, di questa nostra epoca piena di contraddizioni e si svolge in un quartiere popolare romano, dove la gente si arrangia per vivere, in un mondo nemmeno sfiorato dal miracolo economico.
Di Mamma Roma, della sua storia, dei suoi rapporti con il figlio Ettore, mi aveva già parlato Pier Paolo Pasolini: «E’ una donna non più giovane – mi aveva detto – dal passato burrascoso ma oscuro. Lei dà tre versioni diversa della sua relazione con il padre del figlio, ma in tutte e tre vi è un’analogia: la famiglia povera, uno sfondo ambientale sordido, il fascismo. Il nodo del personaggio è questo: Mamma Roma ha messo da parte i soldi per realizzare il suo sogno, cioè cambiare vita e prendere con sè il figlio di 17 anni che ha vissuto sempre in campagna, presso una famiglia di contadini.
Ma cambiare vita è una parola: proprio lì sta il problema, la tragedia. Perchè il personaggio è complesso: da una parte vi è la donna che ha avuto esperienze sordide, atroci e basta; dall’altra vi è la piccolo-borghese per la quale il modello di vita per bene è quello insegnato dalla TV, dalla radio, dalla stampa rosa, è quello del moralismo piccolo borghese».
Nel film accade appunto che Mamma Roma pensa di rifarsi una vita dedicandosi ad un piccolo commercio di frutta e verdura in un mercato rionale; affitta un appartamento nuovo e va a riprendersi Ettore dalla campagna.
I sogni sbagliati
Ma questo figlio che lei ama svisceratamente le è estraneo, lei non ha neppure la cognizione di ciò che egli vale, non si accorge che è una creatura indifesa, impreparata a vivere in città, priva di istruzione e di qualsiasi aspirazione.
Prescindendo completamente dalle qualità e dalle capacità del ragazzo, Mamma Roma vuole inserirlo nel mondo piccolo borghese che lei ha conosciuto solo attraverso i rotocalchi e la TV.
Sogna per lui un lavoro «distinto», si fa in quattro per farlo entrare come cameriere in un ristorante di lusso, frequentato da «signori», dove potrà indossare una bella divisa.
Sogna per lui anche la fidanzata, che deve essere una ragazza alla sua «altezza», non una ragazzina di borgata.
Cerca di inserirlo nella vita della grande città, ma con idee sbagliate in testa, senza una vera coscienza di ciò che l’aspetta. L’amore per questo figlio le fa fare follie, gli insegna perfino a ballare.
Ma le sue ambizioni sono sproporzionate, sono irrealizzabili e non fanno che portare il caos nella esistenza del figlio.
«Io non amo fare film con attori – aveva detto anche Pasolini – evito perfino i generici, ma per Mamma Roma era impossibile trovare nella realtà una donna di 30-35 anni che potesse interpretare un personaggio tanto complesso, nemmeno un’attrice di medio calibro sarebbe stata all’altezza del ruolo. Solo una grande attrice come Anna Magnani poteva farlo». Poi aggiunge: «Vi sono oggi nel mondo sette o otto grandi attori, e Anna Magnani è fra questi».
Quando Anna Magnani gira un film è sempre un avvenimento: i giornali più importanti del mondo mandano i loro inviati, le riviste più ricche si assicurano l’esclusiva fotografica delle scene appena girate, e in questa ressa ci siamo inseriti anche noi e abbiamo potuto trascorrere alcune ore sul set.
Scene a ripetizione
Il giorno fissato per l’appuntamento si gira ad Acilia, un paese più vicino ad Ostia che a Roma, nuovo, arido, con le sue case tutte uguali, con alcune strade ancora da asfaltare, senza nemmeno un bar.
La scena che si svolge sotto i nostri occhi è una corsa in motocicletta di Mamma Roma e del figlio Ettore.
Vista così, sulla moto, con i capelli al vento, una camicetta a grandi quadri, sorridente e disinvolta, Anna Magnani sembra una ragazza in gita domenicale.
La scena si ripete più volte ed ogni volta l’attrice chiede a Pasolini, con la modestia di una debuttante: «Che te ne pare Pier Pa’, va bene così? Debbo ridere di più?».
Ma quando scende dalla motocicletta mi confessa candidamente: «Ho avuto una paura su quell’aggeggio. Mi sa tanto che il ragazzino non è molto pratico. Poi io dovevo trasmettergli la mia fifa e questo lo rendeva impacciato!».
Ma appena terminata questa scena la troupe si sposta a Cecafumo, un quartiere popolare a sud della città, dove Mamma Roma ha installato il suo banco di frutta e verdura.
In attesa dell’inizio delle riprese, Anna Magnani mi fa sedere accanto a lei, nella sua automobile, per una chiacchierata, ma subito la macchina è circondata da curiosi: sono le donne del quartiere che in quelle prime ore del pomeriggio sono fuori, davanti a casa, a prendere un poco di sole.
Si affacciano al finestrino della macchina e salutano l’attrice con familiarità, come si trattasse di una persona che conoscono da tempo: «Come sta, signora? Come sta suo figlio? Signora, vorrei mostrarle le fotografie della mia bambina…».
Anna Magnani risponde a tutte gentilmente: «Chissà cosa vedono in noi attori – mi dice – dei mostri!»
Ma non è così, queste donne amano Anna Magnani perchè ha saputo interpretare i loro sentimenti in film indimenticabili come Roma città aperta, L’onorevole Angelina, Bellissima e tanti altri.
E si sentono vicino a lei perchè anche nella realtà, nella sua vita di donna, nonostante la fama, gli onori, i favolosi guadagni, ha sofferto, ha avuto amarezze e delusioni e può comprenderle.
Per sfuggire all’assedio delle ammiratrici ci rifugiamo nella roulotte, una piccola, confortevole stanzetta ambulante.
«Cara – mi dice – mi dispiace per lei, ma ho proprio paura che questa intervista non riesca bene, perchè sono stanca, tanto stanca. Sono in piedi dall’alba».
Sono già le tre del pomeriggio, un pomeriggio caldo e afoso.
«Vede – mi dice – non si può fare l’arte a ore fisse. Abbiamo lavorato tutta la mattina e adesso sono stanca…».
No, una intervista con Anna Magnani, anche quando è stanca e vorrebbe chiudersi fra le pareti della sua casa, liberarsi del personaggio che sta interpretando, non è mai una brutta intervista, come teme lei.
Eppure nemmeno nell’attrice più sconosciuta ho mai avvertito la preoccupazione di non fare una buona intervista. Ma Anna Magnani, quando fa una cosa la vuole fare bene, fino in fondo.
Indossa un paio di pantaloni neri, una maglietta nera, un foulard bianco intorno al collo; la osservo e mi domando com’è in realtà, questa donna che un noto pittore definì «la più bella del mondo».
Io suo volto è misterioso e imprevedibile, a volte stanco, drammatico, doloroso, a volte bellissimo, giovane, pieno di gioia di vivere.
«Come mai ha accettato di fare un film con un regista alle sue prime esperienze?» le chiedo.
Pietà per un personaggio
«Lei ha visto Accattone? Quando uno al suo primo film sà «raccontare» così, con la macchina da presa, è già un grande regista».
«Quali sono i suoi rapporti professionali con Pasolini?».
«Dei più affettuosi, c’è una stima reciproca. Ha un sistema molto nuovo di lavorare, con molti primi piani. Lui “scrive” con i volti degli attori. E’ difficile, perchè non riesco a portare a termine una emozione. Comunque è una esperienza interessante».
«C’è qualche scena in questo film che le piace in modo particolare?».
«Mi piace tutto. C’è qualche scena particolarmente significativa: quando Mamma Roma va dal prete per un consiglio sull’avvenire da dare al figlio. Lui le suggerisce di ricominciare da capo, di mandarlo a fare il muratore. Le dice che ha sbagliato tutto. Ma lei non capisce, non può capire, è una irresponsabile, ma non per colpa sua. Ed è così perchè sua madre era così, sua nonna era così, nessuno le ha mai insegnato ad essere diversa. L’inizio mi piace particolarmente: lei è piana di allegria perchè sta per iniziare una vita nuova, ha una voglia matta di «decollare», e fa un sacco di pazzie.
E’ un film drammatico, ma non privo di comicità, come è la vita. In tutte le situazioni della vita ci sono dei lati comici, dei lati poetici».
«Il film, secondo lei, pone dei problemi?».
«E’ un film che insegna a un’intera società. E’ pieno di poesia, i personaggi ispirano pietà, sono trattati da Pasolini con grande pietà. Io però non faccio l’attrice per lanciare i messaggi: tragga il pubblico la morale che crede. Io faccio l’attrice per creare i personaggi, per dare vita a delle emozioni, a dei personaggi veri e reali, anche disumani, come Medea, purchè vi sia in loro un vero conflitto, purchè essi abbiano una loro logica. Ma trovare dei personaggi che mi piacciono è difficile. Ho letto tanti copioni, e ne ho scartati tanti».
«Che ricordo conserva dell’America?» chiedo ancora. In America ha avuto enormi soddisfazioni. E’ considerata una grandissima attrice, le hanno assegnato un Oscar, il commediografo Tennessee Williams ha scritto commedie apposta per lei.
L’arte a ore fisse
«In America sono stata bene – risponde – perchè facevo cose che mi interessavano».
«Tornando al personaggio di Mamma Roma, lei crede che insegni qualcosa alle madri?».
«Insegna ad amare i figli con lo stesso slancio con cui lei ama Ettore, ma ad educarli in modo diverso. Le madri e i figli, nei loro rapporti, hanno sempre commesso degli errori e continueranno forse a commetterne, però Mamma Roma insegna che i figli bisogna tenerli vicini, vederli crescere, insegna ad amarli senza ambizioni sbagliate, senza pregiudizi, senza snobbismi, ma con umiltà, con coscienza del mondo che li circonda».
Nelle strade della borgata tutto è pronto per girare.
Anna Magnani, che poco tempo prima mi aveva detto di essere stanca, di non amare «l’arte a ore fisse», sembra senta già nell’aria il ronzio della macchina da presa, il rumore del ciak.
La stanchezza è sparita e sul suo bel volto sta calando la maschera di Mamma Roma; è già pronta per scendere fino in fondo al personaggio, per dare vita alle sue ansie, alle sue gioie, alle sue emozioni, alla sua lotta disperata contro le ingiustizie, il male, l’indifferenza della società: sola, contro tutti.
M. Maffei
(grazie a Daniele Palmesi)