“Ritornerò prestissimo, Cellino, più presto di quanto non pensi” ha mormorato Anna Magnani a suo figlio abbracciandolo davanti all’albero di Natale e indovinando il suo pianto sotterraneo. L’attrice sta per andare a Hollywood a interpretare un nuovo copione di Tennessee Williams: “Orfeo disceso”
Roma, gennaio
Questa vigilia di Natale, che passiamo in casa di Anna Magnani, è il suo lungo arrivederci agli amici. Anna, infatti, partirà presto per gli Stati Uniti e per molti mesi resterà assente dalla sua casa e lontana dal figlio.
Stasera Luca è accanto a lei, vestito di blu con una farfallina di raso rosso per cravatta, e riceve i pochissimi ospiti, tanto intimi che riescono a togliergli il bronci delle grandi occasioni.
Sul pianoforte a coda tre alberi di Natale, rari e preziosi, sono stati vestiti con nastri di argento e tra il fogliame fittissimo di queste piante, che sembrano terribilmente premiate, infinite lampadine verdi, rosa e bianche fissano con attenzione i pacchi dei doni sistemati intorno ai vasi.
Nel salone surriscaldato i fiori reclinano leggermente il capo, come assonnati, accanto al caminetto due splendidi gatti birmani si avvicinano sempre di più alla fiamma, borbottando come se stessero per bollire, tra i nostri piedi si rincorrono i bassotti a pelo lungo e su alcune poltrone dormono i gatti persiano, grigi come il vestito che indossa Anna, stasera.
A contarli gli animali sono più numerosi di noi e la festa passa da un regno all’altro senza scosse, senza incidenti, in nome di quell’intimità che occorre aver raggiunto per abitare in casa di Anna o per venirvi.
L’attenzione di tutti converge sul ragazzo che racconta alla madre le cose che debbono colmare le lacune inevitabili nelle telefonate tra Roma e Losanna, dove Luca risiede a causa delle sue cure e degli studi che ha iniziato in quella città.
«Non ti ho detto, mamma, che ho fatto una brutta figura con il re Umberto. Lui era andato a visitare la sua famiglia a Merlinge e da Ginevra aveva telefonato al mio Preside per chiedergli di vedermi. Poi è venuto a Losanna e mi ha dato appuntamento in un albergo. Abbiamo parlato tanto, si è molto interessato della mia salute e mi ha domandato cento cose di te. Io gli ho fatto gli auguri di Natale e quando sono tornato a casa e ho trovato una grandissima scatola di cioccolatini che mi aveva mandato lui, sono subito uscito di nuovo per mandargli una pianta di fiori, per ringraziamento. Però ho sbagliato indirizzo… Sarà che penso tanto al Preside, ma sta di fatto che invece di scrivere Umberto di Savoia sulla busta, ho scritto il nome del Preside che si è tenuta la pianta perchè nel frattempo il re era ripartito».
Anna ride perchè sa da dove venga la distrazione di suo figlio.
Lei stessa, invitata da Umberto di Savoia, quando questi era Luogotenente del Regno, ad assistere insieme ad Aldo Fabrizi alla proiezione di Roma città aperta in una sala del Quirinale, per ringraziare dell’ospitalità scrisse una lettera che dimenticò di firmare.
Ogni discorso è fatto per stornare il pensiero di Luca dalla prossima partenza della madre.
E’ più di un anno che nell’America del cinema si lavora per riuscire ad appianare le difficoltà sorte intorno alla realizzazione di un film che Anna dovrà interpretare. Tennessee Williams, che è l’autore preferito della Magnani, ha scritto un dramma, pensando ad Anna e a Marlon Brando come suoi interpreti.
L’Orfeo disceso, tale è il titolo del dramma, ha entusiasmato l’attrice, ma non tanto l’attore per quel che riguardava il suo personaggio che è di minor rilievo di quello femminile. Brando è rimasto in trattative per circa otto mesi senza riuscire mai a dare una risposta definitiva.
L’incertezza di Brando, negli ambienti hollywoodiani e tra gli amici stessi dell’attore, è stata interpretata come timore di recitare accanto ad Anna.
Marlon, che ha visto tre volte Il miracolo, due volte La rosa tatuata e che non perde un film della Magnani è, insomma, rimasto incerto quando ha dovuto decidere di recitare con lei.
E così, nonostante la tenera amicizia che lega i due attori e la immensa stima che l’uno ha per l’altro, Tennessee Williams ha dovuto rinunciare alla collaborazione di Marlon Brando. E, cosa più triste ancora per Tennessee, anche Anna gli ha dato un dolore, rifiutando di recitare per sei mesi il suo dramma in un teatro di Broadway, prima di girare il film.
In un primo tempo, quando per la formazione della compagnia si facevano i nomi di Brando e di Elia Kazan come regista, Anna era disposta a tentare la dura prova di recitare in inglese in uno dei più grandi teatri del mondo. In seguito, dopo il cambiamento del regista (il quale nel periodo delle incertezze di Marlon Brando aveva finito per prendere altri impegni) e del primo attore, mille complessi avevano reso Anna titubante.
Accettare significava restare sola sul palcoscenico, sola con il meraviglioso testo di Tennessee, senza nessuno, però, di quei colossi che avrebbero dovuto sostenerla.
Inoltre anche Anna, di fronte alle incertezze di Marlon Brando che continuava a temporeggiare, si mise a studiare più profondamente la situazione e dette una risposta positiva ad altre offerte che le venivano fatte in Italia.
Questa concomitanza di circostanze e di stati d’animo avevano finito per restringere i suoi tempi e l’avevano, finalmente, posta nella triste situazione di rifiutare l’offerta teatrale di Williams.
«Quand’è che sarò stanco di scrivere per te anche se le rifiuti?», le scrisse Tennessee il quale ha dichiarato che, almeno per il cinematografo, non vuole altre interpreti che lei per il suo dramma.
Tuttavia per ora, mentre il dramma sarà rappresentato a Broadway da un’altra attrice, Anna si prepara alla partenza per andare a girare un’altra storia a Hollywood, prima d’accingersi alla fatica d’interpretare la protagonista di Orfeo disceso che sarà girato l’anno prossimo.
Nel film, nel quale Anna lavorerà immediatamente con Al Wallis come produttore, le sarà accanto Franciosa, un giovane attore d’origine italiana, bello e pieno di talento, che Hollywood vuole lanciare.
Tutte queste cose le ho imparate giorno per giorno, ascoltando le innumerevoli telefonate che Anna riceve dagli Stati Uniti e leggendo testi di lettere e di telegrammi.
Ma stasera è Natale e non si parla di partenza. Luca deve essere sereno.
E lo è, difatti, mentre si diverte a mettere in ordine una serie di cuori colorati che portano scritte le lettere indispensabili per comporre, in inglese, la frase che uscirà da quel gioco: «Buon Natale e Felice Anno Nuovo». Sono Bette Davis e suo marito, Gary Merrill, che hanno inviato ad Anna questa graziosa collana di cuori.
Al Wallis le ha fatto arrivare, in tempo, per Natale, una rosa di pietra dura e brillanti che Anna ci mostra intenerita insieme a molti dei cartoncini augurali che recano firme di persone celebri.
Nel pacco dei telegrammi, che sfoglio con grande curiosità, ne trovo uno straordinario: «Per nostra rubrica interviste da lontano la preghiamo vivamente scriverci quali iniziative ritiene possibili e necessarie nell’avvenire immediato per sviluppare amicizia e collaborazione fra Italia e Unione Sovietica. Sentiti ringraziamenti. Petrov-Radio Mosca».
So che Anna è un animale assolutamente antipolitico e mi domando che cosa possa aver risposto al direttore di Radio Mosca che le ha rivolto una domanda tanto impegnativa. «Niente» mi risponde subito lei.
«A parte il fatto che ci sono tante menti maschili per risolvere questi problemi, ho smesso di fare dichiarazioni perchè sono stanca di vedere sempre artefatte le mie parole. Questa potrebbe diventare come la storia del comizio a Piazza del Popolo.
Ero a letto malata, quella volta, e Fregene. De Sica venne a prendermi con una camionetta e mi portò febbricitante fino a Roma dove i piccoli attori difendevano i loro interessi, mentre noi dovevamo aiutarli. Non sapevo di che cosa si trattasse, non sapevo niente. So soltanto che a Piazza del Popolo trovai l’on. Di Vittorio. Mia cara, io faccio l’attrice, sono, anzi, un’attrice e ho pochi interessi fuori dal campo dell’arte».
Guarda a lungo suo figlio che la sta fissando assorto, poi Marcella, una sua bellissima cugina arrivata dall’Egitto dove è sposata e dove non può rientrare, e continua: «Io non so come si faccia a sviluppare l’amicizia e la collaborazione tra i popoli. Vorrei soltanto che in questo Natale angoscioso, pieno di profughi ungheresi e di gente scappata dall’Egitto, Iddio facesse il miracolo che gli uomini non sono riusciti a fare e che desse, almeno ai nostri figli, la possibilità o la speranza di vivere in un mondo in cui valga la pena di vivere».
Repentinamente, come sempre, Anna cambia discorso e indossando un grembiulino di organza nera attraversato da un tralcio di rose rosse grida: «A tavola. Stasera vi servo io». E via via ci passa i tortellini, il capitone, il tacchino ripieno, promettendo fiere rappresentaglie contro chi si azzardi a rompere uno degli splendidi bicchieri nei quali sta versando il vino rosso.
La casa di Anna, tutta illuminata soltanto a candele stasera, sta nel cuore della vecchia Roma, in bilico tra le cupole d’innumerevoli chiese che a mezzanotte si mettono a cantare da tutte le loro campane.
Luca abbraccia teneramente la madre, la stringe quasi con furore. E solo in quell’attimo Anna accenna alla sua partenza: «Ritornerò prestissimo, Cellino, più presto di quanto non pensi». E per distrarlo dal pianto sotterraneo che lei sola sente nel figlio lo accompagna ad aprire i pacchi dei regali.
Come dal cappello di un prestigiatore, dalle scatole escono giocattoli intelligenti da ragazzo quattordicenne, ormai, aeroplani, plaids, libri, scatole di pezzi da costruzione e per noi, in regali che ci siamo scambiati, pullovers, cravatte, borsette, profumi e altre infinite cose grandi e piccole che hanno il prezzo della tenera amicizia con le quali sono state scelte.
Mentre Anna stura bottiglie di champagne rosé e gli animali strappano freneticamente la carta dei pacchi rimasta ancora in terra, dalla porta si affaccia finalmente Andalù, il gattino nero bastardo che ha le orecchie lunghe dei somari
Le due cameriere, Palmira e Velia, arrivano con i loro bicchieri e di colpo, nel breve spazio del suo salone, Anna vede riunita tutta la gente che le è cara in questa festa e che è l’ultima che passerà in Italia per mesi e mesi.
E. Monti