“HO UN MARE DI COSE DENTRO DI ME”
Farà ancora due o tre film, poi si metterà a vivere come una donna qualsiasi, come una madre qualsiasi, assieme a suo figlio
«E’ come un cavallo di razza. Bisogna tenerlo chiuso nel suo box fino all’ultimo momento, che non sappia nulla e non veda nulla, e intanto gli si deve preparare una pista perfetta. Al momento della corsa si può lasciarlo andare a briglia sciolta. Vincerà di sicuro».
Così, secondo Luchino Visconti, è Anna Magnani. La Magnani dice che la definizione calza a pennello. I cavalli di razza, quelli che sanno imbroccare la strada giusta e arrivano primi al traguardo, sono estrosi, ombrosi, sensibili, come lei.
Mentre girava “La rosa tatuata” accade un episodio che spiega molto bene il carattere della Magnani, quella specie di furia selvaggia con la quale si butta sul suo personaggio, paragonata dagli americani a quella di «un intero battaglione di fucilieri alla battaglia di Bunker Hill».
Si doveva girare una scena tra Anna Magnani e Virginia Grey. Il copione, per la parte della Magnani, diceva: «furiosa e quasi pazza». Allora l’attrice pensò bene di avvisare la sua avversaria. «Quando interpreto scene di questo genere io sono veramente furiosa fino alla pazzia. Quindi cerchi di non aver paura».
Virginia Grey, che è una dolce creatura, delicata e molto «stilée», promise che avrebbe fatto del suo meglio. Cominciò a preoccuparsi quando anche gli operatori le dissero: «Stia attenta. La Magnani fa tutto sul serio».
La scena cominciò con un gran colpo sferrato da Anna Magnani, con la borsa che aveva in mano, sulla faccia di Virginia Grey, e continuò con una lotta selvaggia tra le due attrici a pugni, a graffi, a strappate di capelli. Naturalmente la dolce Virginia Grey ebbe la peggio.
Alla prima interruzione, la Magnani le disse: «La vedo un po’ sconvolta, miss Grey. Si sente male?». E l’altra, con voce indignata: «Pensi ai fatti suoi. E’ solo il trucco che si è disfatto».
Le riprese delal scena continuarono fino al pomeriggio. Alla fine Anna Magnani abbracciò la Grey e le disse una sola parola: «Eccellente».
Costole incrinate
A Hollywood raccontano che la Grey si vanta ora di questo complimento della Magnani come di una medaglia. Si dice che abbia detto: «Mentre stavamo girando la odiavo con tutte le mie forze. Mi sembrava che la testa mi si fosse staccata dal collo: non avevo mai avuto a che fare con nulla di simile. Ma il complimento che mi ha fatto è il più bello che io abbia mai ricevuto nella mia carriera di attrice».
A Hollywood dicono, infine, che Virginia Grey abbia avuto, dalla lotta con la Magnani, ben tre costole incrinate.
«Che vuole», commenta Anna Magnani, «ho sempre pensato che se non fossi diventata una grande attrice avrei potuto essere una grande criminale». Dice «grande attrice» senza ombra di presunzione o di superbia, semplicemente perchè è la verità.
L’hanno paragonata alla Duse e ha detto che il paragone la intimidisce, le mette paura. Hanno scritto che fenomeni come lei si vedono una volta sola per generazione e ha commentato: «Che gentili; ma che esagerati!». L’hanno definita «una colata di lava incandescente», e ha riso scherzando sul fatto che chi si avvicina a lei può bruciare d’un sol colpo.
Però è convinta di essere un’attrice che fa sul serio, che mette tutta se stessa nei personaggi, che non si risparmia. «Io ho un mare di cose dentro di me», dice. «Se trovo chi sa tirarmele fuori posso diventare davvero una grande attrice».
Racconta come al tempo in cui si girava “Roma città aperta”, Rossellini escogitò un espediente semplicissimo per renderla del tutto naturale nella famosa scena della corsa pazza dietro al camion sul quale i tedeschi stavano portando via gli ostaggi. Rossellini non le disse nulla, non le suggerì nessun modo di interpretazione.
La avvisò soltanto così: «Devi uscire dalla casa, vedere quello che succede. Poi, fai tu». «Ma non mi aveva detto» aggiunge la Magnani, «che fuori avrei trovato dei soldati tedeschi veri, e della gente veramente spaventata da tutta quella messa in scena. In strada mi trovai d’improvviso nella stessa atmosfera in cui avevamo vissuto per mesi e mesi durante l’occupazione nazista. Mi sembrò di essere tornata indietro e che tutto fosse vero, come in un incubo: le divise dei soldati, i mitra, le facce da aguzzini dei tedeschi e quelle della gente bianche di terrore. Credo di poter dire che non recitai la scena, ma la vissi».
Una pausa, poi la sua voce ritorna normale. «Ecco, Rossellini aveva capito. Io sono fatta così: tutta istinto, nature, come dicono i francesi; nella vita e nel lavoro. Bisogna prendermi così, se si vuole che faccia qualcosa di buono».
Parla accoccolata nel grande divano del suo salotto, tutta avvolta in una coperta di pelo. Ha il volto disfatto, esangue, perchè è stata malata.
E’ vestita di nero, una maglietta di lana e un paio di calzoni, la sua tenuta da casa e da lavoro. Ha freddo e si è infilata una giacca di grossa lana, lavorata a mano, color avana. Nessuno dei colori che indossa è adatto a ravvivare il pallore del suo viso, su cui spiccano i cerchi scuri delle occhiaie. I capelli, che invano ha tentato di domare con la spazzola, le stanno intorno al capo come ciuffi di agrifoglio spinoso.
Si è appena alzata dal letto e così com’era, senza neppure passarsi un’ombra di cipria sul naso, si è messa in posa davanti al fotografo: dapprima svogliata, quasi assente, senza cercare nè un’espressione nè un gesto. Poi, via via, si è animata, ha cominciato a discutere, a ridere, a muoversi.
«Metta l’obiettivo un po’ più alto: io conosco il mio viso come nessun altro: mi lasci fare». C’è un raggio di luce che attraversa la stanza. Va a mettersi proprio là e resta con gli occhi fissi, spalancati sul sole finchè non scatta l’obiettivo. «Come fa a tenere gli occhi così aperti alla luce?». Risponde senza sorridere: «Solo le aquile possono fissare il sole».
Questa è Anna Magnani, il cavallo che non si può imbrigliare, la donna che si vanta di essere «fortunatissima» perchè ha avuto sempre il coraggio di vivere come le piaceva, di fare sempre quello che ha voluto fare.
«Si considera anche una donna felice?». Alla domanda rimane un attimo silenziosa. Poi protesta: «No, no: la felicità non è fatta per le persone troppo sensibili. Io vivo continuamente in uno stato di delusione». Adesso è del tutto sprofondata nel divano, ha abbandonato la testa indietro con gli occhi fissi al soffitto.
Non è cambiato nulla da un momento fa; Anna Magnani indossa sempre gli stessi abiti, i medesimi colori spenti, il suo viso è sempre pallidissimo, contornato dai capelli ispidi. Eppure ora è veramente bella, dolce, sembra persino più giovane.
Istinto e cuore
Un giorno Daniel Mann, il regista della “Rosa tatuata” di lei ha detto: «E’ come un fanciullo, con la stessa capacità di amare adesso, e di odiare tra dieci minuti. Si alza di umore pessimo, non vuol vedere nessuno, non si preoccupa di vestirsi, di truccarsi. La lasciate così, con un diavolo per capello e la faccia scura come la notte. Passa un’ora e vi trovate accanto una dona sofisticata, che parla di letteratura, vuole far colazione in un luogo elegante, è riuscita persino a pettinarsi con grazia».
«Lo so», conferma Anna Magnani: «sono la donna più discontinua che sia venuta al mondo. Tutto cambia dentro di me da un’ora all’altra, da un attimo all’altro: perchè seguo sempre spontaneamente il mio istinto e il mio cuore».
Burt Lancaster ha detto che la Magnani è diversa da tutte le altre attrici perchè ignora il panico, perchè si butta nella sua parte come se si gettasse dal sesto piano. «Beh, diciamo almeno che so cadere con un certo stile», ammette l’attrice, ridendo. Ma non è vero che ignora il panico. Lo dimostra il fatto che quando gira vuole il set vuoto: nessuno deve stare a guardarla, ha bisogno di sentirsi sola, senza occhi curiosi.
Anche la Garbo era così, aveva gli stessi pudori spesso scambiati per superbia, la stessa feroce timidezza che può apparire snobbismo.
«Io non mi curo mai di quello che sembro, di come gli altri mi vedono. Sono così, come la mia vita, le mie speranze, le mie delusioni, le mie gioie e le mie infelicità mi hanno fatta. Lo sono senza riserve e senza ipocrisie». Dice tutto questo d’un fiato, sollevando sulla schiena, accendendo furiosamente una sigaretta.
Si direbbe che solo a pronunciarla la parola ipocrisia la faccia fremere. E’ tornata «la selvaggia Magnani», come hanno detto di lei quelli che l’hanno vista a Hollywood, nella città dove tutto è falso, tutto è contrario alle sue abitudini e ai suoi gusti. Un giornalista che andò a intervistarla allora scrisse che i suoi occhi sono come «le punte brucianti di un sigaro».
Panini al prosciutto
Abitava a Beverly Hills Hotel, uno dei più snob di Hollywood. Quando arrivò, la cameriera del quarto piano pensò bene di avvisare il cliente dell’appartamento vicino. Lasciò scivolare sotto la porta questo biglietto: «Per favore, non adoperi mai il bagno al mattino presto. Rischia di disturbare la più grande attrice del mondo».
In compenso Anna Magnani, che aveva fatto togliere subito dal salottino l’apparecchio della televisione e aveva fatto mettere al suo posto un pianoforte, suonava fino a tarda ora di notte accompagnando la sua voce da contralto nelle canzoni che le ricordavano Roma.
Di quell’albergo elegantissimo le piaceva una cosa sola: la posizione, perchè le permetteva di godere dal terrazzo un panorama di verde e di alberi. Ma tutto il resto la infastidiva, dalla clientela ai cibi raffinatissimi.
Più di una volta rifiutò di scendere in sala da pranzo e fece colazione in camera con i panini, il prosciutto e le poche altre cose comperate da un qualunque bottegaio.
Queste cose impressionarono molto la gente di Hollywood, abituata a tutt’altro genere di dive. «La parola diva mi fa ridere solo a pensarci, e se una volta qualcuno osasse scriverla per me diventerebbe il mio peggiore nemico».
«Lei si ritiene una donna buona o cattiva?». Si era parlato fino allora di Bette Davis, che Anna Magnani considera la più grande attrice del nostro tempo.
La Davis è definita da tutti «una peste di donna». Anna Magnani, invece, è convinta di essere molto buona: «Nella vita, però. Nella vita tutto mi emoziona, tutto mi commuove, tutto mi fa tenerezza e mi spinge alla generosità, alla comprensione. Ma nel lavoro anch’io sono una peste. Divento cinica, cattiva, spietata. Non ammetto che si bari, che si truffi, che si cerchi di dare a intendere di saper fare una cosa se non è vero. Io il mio mestiere l’ho sudato e sofferto. Ho impiegato molto tempo, e ho faticato, per diventare la Magnani. Ora sudo e fatico per continuare ad esserlo».
Moglie per sette anni
«Qual’è la più grande emozione che abbia mai provato, come attrice?». «Quella di vedere sullo schermo il personaggio che ho interpretato, esattamente come volevo interpretarlo, come lo sentivo entro di me». «Le è accaduto molte volte?». «In “Roma città aperta”, in “Bellissima”, nella “Voce umana” di Cocteau, nella “Rosa tatuata”.»
«Sono tutte storie d’amore». Anna Magnani ha un lungo sospiro: «Si, sono tutte storie d’amore. Perchè nella vita la cosa che mi emoziona di più è l’amore, il grande amore, quello con la A maiuscola, il solo che io concepisco». Rimane un attimo silenziosa. Poi aggiunge: «Creda: è proprio l’unica cosa che conta».
Per amore Anna Magnani smise di recitare, rinunziò alla cosa cui teneva di più nella vita: fare l’attrice. Fu quando si sposò, poco dopo il 1930.
Per sette anni fece la moglie e la donna di casa. Soffriva quando andava a teatro e le sembrava che quel tal personaggio forse adatto al suo temperamento. Soffriva quando andava al cinema e si vedeva al posto di quella o di quell’altra attrice. Soffriva quando sentiva parlare di copioni e di soggetti (suo marito era il regista Goffredo Alessandrini). Durò sette anni. Poi Anna Magnani tornò a recitare.
Però le è rimasto, da allora, il gusto di curare la propria casa, la mania della pulizia. Quando non lavora fa ammattire le sue cameriere perchè è una padrona di casa ordinata e pignola, che ede la polvere negli angoli e non si accontenta tanto facilmente di come le rifanno il letto.
Ama vivere sola, in compagnia di qualche bestia. Nella casa di Roma, all’ultimo piano di palazzo Altieri, vivono un gatto birmano, una cagnetta e una tartaruga.
Nella villa al Circeo, che è la vera dimora di Anna Magnani, la sua «reggia», vivono tre cani lupo, altri gatti, altri cani più piccoli, e uccelli, e galline.
La casa al Circeo è quella dove Anna Magnani passa la maggior parte dell’anno, in compagnia di suo figlio, dei suoi animali, della natura.
«Io sono fanatica della natura», dice. E parla del mare, del colore dell’aria, degli alberi secolari del parco (che fu forse, quello della maga Circe) come ispirata, con un prorompere di frasi in cui la parola amore si ripete in ogni forma.
«Là mi ritirerò quando non avrò più voglia di lavorare, quando i produttori mi dimenticheranno, quando nessuno vorrà più saperne del mio viso di donna vera, e non di pin-up».
Ecco, è di nuovo «la selvaggia Magnani», anche lei una forza della natura, come l’hanno vista gli americani, dicendo che era «eruttata su Cinelandia, come cenere bruciante».
Quando suo marito le diceva che per lei non c’era posto nel cinema, perchè il suo viso e il suo temperamento non si adattavano alla finzione della macchina da presa, si arrabbiava.
«Non è possibile. Deve venire un momento in cui la gente vorrà vedere sullo schermo la faccia vera, umana, di una donna vera, umana, in carne ed ossa».
Venne il momento di “Roma città aperta” e Anna Magnani interpretò il suo grande ruolo della donna del popolo, della donna vera che aveva sempre sognato. E’ lo stesso viso che ora ha prestato a Serafina, la protagonista della “Rosa tatuata”. Un viso bellissimo nell’amore, devastato nella disperazione, quasi svanito nella sofferenza.
Una volta disse a un giornalista: «Quando soffro debbo soffrire, finchè il cuore mi si spezza». E allora quel giornalista la paragonò a una tigre.
Per suo figlio
Anna Magnani farà ancora due o tre film, ha detto. Poi si metterà a vivere come una donna qualsiasi, come una madre qualsiasi, insieme a suo figlio.
«Ho sempre sognato che diventasse un grande pittore», sospira. Luca ha tredici anni. Detesta che sua madre faccia l’attrice, non vuole vedere le sue fotografie sui giornali, odia i giornalisti che vanno a intervistarla e scrivono di lei. E’, come sua madre, esclusivista: Anna Magnani per lui è solo la donna che lo ha messo al mondo, non gli importa nulla che sia o non sia una grande attrice.
I giornalisti di Hollywood hanno scritto che Anna Magnani ama suo figlio con «una passione violenta».
Per suo figlio, infatti, Anna Magnani ha lavorato anche quando le sembrava che tutto le crollasse intorno, anche quando le vicende della sua vita privata la spingevano alla solitudine e al riposo da tutto e da tutti.
E’ per lui che guadagna, è per lui che risparmia. E sarà per lui che dirà addio alla carriera, alle più grandi soddisfazioni della sua vita. Assicura che lo farà senza rimpianto, questa volta, e che troverà, comunque, il modo di riempire le sue giornate.
«Non ricordo di essermi mai annoiata. E sono capace di passare un pomeriggio intero a osservare una fila di formiche che va e viene da un formicaio. E’ uno spettacolo che mi affascina».
E. Granzotto
(Foto © P. Di Paolo)