SERATA DI BENEFICENZA AL SUPERCINEMA
L’onorevole Angelina è un tipetto tutto sale e tutto pepe: così sullo schermo, così nella vita.
Però ieri sera l’on. Angelina, meglio conosciuta come Anna Magnani, forse perchè in tempi di Repubblica la puntualità dei re, è andata fuori moda, è giunta a Montecitorio – no, dicevamo – è giunta al Supercinema con un quarto d’ora di ritardo.
Là, al centro della prima fila delle poltrone di galleria, c’era una sedia vuota (stavamo per scrivere uno scranno…) e l’on. Angelina andò a prendere posto tra il sindaco Rebecchini e il pro-sindaco Andreoli.
Dato uno sguardo attorno la nostra onorevole constatò che il municipio aveva voluto farle davvero onore, perchè con Rebecchini e Andreoli c’era lo stato maggiore dell’assessorato: Cioccetti, Maggi, Saraceni, Ferraguti, Bersani, Addamiano, Monici, c’erano i consiglieri Angelini, Carrara, qualche deputato vero – anche se morituro – e un mondo di gente che voleva vedersi la sua Magnani.
Il successo quindi ad Anna Magnani è stato decretato in anticipo, perchè un’onda di simpatia accolse l’attrice al suo giungere e tutti i riflettori si accesero per lei. Qualcuno mormorò: Com’è piccola, e un’altra disse: Com’è pallida.
Anna Magnani è avvertita: un’altra volta veda di crescere e di venire più colorita. Se la prima impresa le riuscirò difficile, la seconda le sarà certo più facile. Però se vuole fare come più le piace, continui pure a essere come l’abbiamo vista ieri sera. Tanto più che anche così com’è, è tutt’altro che antipatica.
Il pubblico ha avuto il piacere di scoprire Anna Magnani oratrice. Mica male la nostra Annetta. Il collega Cerroni le ha letto un indirizzo di omaggio e lei ha risposto improvvisando. Una cinquantina di parolette dette con molto garbo e con molto tatto.
«Sono timida davanti ai microfoni» (e il tono diceva che affermava la verità, e questo è commendevole) «e poi non vorrei dire delle cose banali» (tu se’ savia più che non credessi, avrebbe detto il buffone di Re Lehar e il complimento non sarebbe stato fuori luogo). «Vi dirò la solita frase, ma che è vera: sono davvero commossa. Soggiungerò che una cosa mi ha colpito, e ne sono un po’ orgogliosa: che questo film abbia dato vita all’iniziativa del fondo “Onorevole Angelina” con cui si vuole venire in aiuto ai quartieri più bisognosi. Mi auguro che questa iniziativa sia incrementata con lo stesso ardore e con lo stesso slancio con cui ho fatto questo film».
E questo pensiero è bello e nobile.
LA SETTIMANA INCOM / Nel mondo del cinema serata per le borgate povere, Novembre 1947
Il lettore quando vedrà questa pellicola farà per conto suo l’osservazione che abbiamo fatto noi: che questo pensiero di Anna Magnani si arresta alla fine del primo tempo, quando Angelina Bianchi si sente dire dal suo maschietto che la faranno onorevole: «Ahò, Peppì, non incominciamo con ‘sti indovinelli, che tua mamma ha i nervi stamattina!».
Se questa fosse una sede critica diremmo che il regista poteva fermarsi lì e firmare questa prima parte, come quella che dà a lui un titolo non piccolo di merito; poi… poi arriviamo ai casi – come dire? – privati di Angelina e allora essi interessano meno e meno pensiamo abbiano interessato il sindaco Rebecchini e il pro-sindaco e tutta la giunta. Ma la prima parte è un documento che merita applausi e consensi.
Comunque per parlare, il critico prende tempo fino a domani. Per oggi resta la serata, riuscita egregiamente e resta a credito della Lux-Ora e dei colleghi cronisti una proiezione benefica anche nel senso che Roma Capitale ha da riflettere sulle sue piaghe che sono, a quanto pare tante e poco commendevoli, ragion per cui bisogna medicarle presto.
Questo film dunque può rappresentare un avvertimento. Noi riteniamo che per l’amministrazione capitolina, la quale ritiene i problemi della periferia come preminenti, sia un punto di partenza.
Per noi è stata una serata piacevole e lo è stata anche per Anna Magnani, che è scesa per lo scalone del Supercinema fra applausi e sorrisi come una regina, a cui a destra e a manca due cavalieri davano il braccio, con una compunzione e uno zelo che al Parini non sarebbero sfuggiti… per un colorito commento…
C. Trabucco