Anna Magnani al naturale non sorprende nessuno, è così, spettinata, senza trucco, vestita senza ricercatezze, non porta che un ninnolo appuntato al vestito, l’anello al mignolo e l’orologio al polso.
Ad Anna Magnani è stato assegnato dalla Giuria del Festival di Venezia, il premio per la migliore attrice.
Ella stessa, forse, non l’aspettava; dopo la «prima» del film L‘Onorevole Angelina, qualcuno le disse: “Ha superato l’interpretazione di Roma città aperta.” Ma lei ha scosso il capo, energicamente. E, a giudizio di tutti, questa volta la Magnani ha torto.
Ma Anna è abituata a sentirsi contrariare.
Salì, un giorno lontano, sul palcoscenico di rivista, accanto a Totò. Molti la criticarono; dicevano che scendeva in basso, che era la fine, per lei, cercare scampo nei facili successi e negli incassi sicuri. Un peccato si diceva, rovinarsi così.
Il pubblico corse a vedere la Magnani: era novità e fu presto rivelazione. Anna, divertentissima, creava «macchiette», «tipi», come in passato i maestri del genere, da Scarpetta a Petrolini.
Anche nella rivista Anna portò l’impronta personale: c’era sempre, in fondo alla satira, mai buffonesca o lepida, qualcosa di umano e di malinconico. Fece ridere ma commosse; ebbe il coraggio di cantare, ma anche cantando, senza scuola e senza voce, trovò una strada sua, una forma di recitativo, che piacque.
Infondeva anche nelle macchiette lo spirito del popolo, l’anima della folla umile e buona, il dolore dei poveri e dei dimenticati.
Anche allora, pochi la capirono.
La gente rideva, si divertiva, con lei appena più che con un altro comico del varietà. Correvano a sentirla, ma Anna, dinanzi alle platee affollate, si sentiva sola. La sua popolarità crebbe di giorno in giorno, a Roma, come in Italia. Ormai tutti la guardavano come grande attrice del teatro di rivista.
Ad un tratto Anna vide dinanzi a sé la via del cinematografo: la Magnani attrice di cinema? Tutti le furono contrari; dicevano ch’era errore, che doveva rimanere laddove s’era affermata; nel varietà.
Nessuno, o pochissimi, potevano rendersi conto di cosa avrebbe saputo fare la Magnani dinanzi all’obiettivo. Macchiette? Certamente no; e allora?
Era così brava a far macchiette, a cantare in sordina, a lanciar frecciate: perché mutare rotta, perché dedicarsi al cinema lei ch’era ormai affermata attrice di rivista?
Ad Anna dispiacque quel senso di sfiducia che la folla nutriva nei suoi riguardi. Ma forse non disse mai nulla a nessuno.
Come pochi conoscono la sua tormentata vita sentimentale, così ella tace i suoi tormenti artistici. E affrontò il cinema senza timore, con la naturalezza che la distingue nella vita e nell’arte. Il successo non le mancò, anche questa volta, finché giunse l’affermazione clamorosa di Roma città aperta.
Con questo film la Magnani si vide schiuse le frontiere, fu conosciuta all’Estero, chiamata in Francia, dove ha girato il film con Cocteau, di cui si è già tanto parlato e che si attende con interesse. Fra un film e l’altro Anna tornò alla grande aspirazione, forse la maggiore: il teatro di prosa. Volle che fosse Roma, la sua Roma a tenere a battesimo il suo «nuovo» debutto.
Era debutto, per lei, era novità. Il ritorno della Magnani alla prosa, di Anna, che attraverso la rivista prima ed il cinema poi, aveva ormai conquistato il pubblico internazionale.
Anche questa volta nessuno le dava ragione: nella mente di tutti Anna era ormai attrice di cinema, dopo esserlo stata del varietà. E tutti si chiedevano: perché tentare il teatro, ormai che s’è delineata la sua vita? Quanto varrà la Magnani sul palcoscenico di prosa?
Fu drammatico il suo debutto al teatro Eliseo; Anna era in stato di abbattimento particolare: qualcosa era accaduto nella sua vita che le aveva arrecato profondo dolore.
Ma il pubblico ignora la vita intima delle attrici. Per questo fu così spietato con la Magnani: il suo debutto romano sul palcoscenico di prosa fu insuccesso netto, feroce.
Gli spettatori non le risparmiarono le disapprovazioni palesi: la critica giunse a deriderla ed i «maestri» sentenziarono: l’avevano detto, resti al cinema la Magnani e lasci andare la prosa; non si cimenti in cose più grandi di lei…
Quella sera dopo la rappresentazione, Anna pianse nel suo camerino; pianse sul nuovo dolore che l’affliggeva, che si aggiungeva a quello muto, sordo, della sua esistenza di donna e di mamma.
Ma fu una nube e passò come un temporale d’estate.
Incontrarla a Venezia, sicura di sé stessa, allegra, naturale come sempre, dopo averla vista l’ultima volta nel camerino del teatro Eliseo, è stata festa per quanti le vogliono bene.
Oggi Anna è stupita: non credeva d’aver fatto, nel film L’Onorevole Angelina, nulla d’eccezionale. E questa volta ha torto. Ma in quella sua incoscienza si rivela il vero temperamento d’attrice.
Nel film L’Onorevole Angelina Anna è una popolana qualunque, donna, mamma che le circostanze portano a ribellarsi alla vita di stenti e di miserie alla quale, il padron di casa ricco ed egoista, costringe gli abitanti della borgata romana.
Si sa com’è il popolo, facile agli entusiasmi: Angelina viene portata alle stelle non appena le sue ribellioni hanno delle conseguenze concrete. E vogliono fondare un partito, le donne della borgata, e portare Angelina al governo. Ecco perché la chiamano «Onorevole».
La Magnani ha trovato, nella parte, tutta sé stessa, la naturalezza umana, efficace questa volta come non mai: non un gesto superfluo, non il tono di voce « aricato», nulla che riveli la freddezza dell’interpretazione meccanica.
Anna ha vissuto la sua parte, ha parlato così come parla nella vita, s’è mossa come si muoverebbe se realmente si trovasse in circostanze analoghe. Oseremmo dire che se la Magnani fosse vissuta realmente come Angelina, il fatto che il film racconta, ella lo avrebbe vissuto realmente, creato realmente; perché è così il suo carattere, così la sua mentalità.
E’ una grande attrice con l’anima del popolo.
Tutto ciò Anna forse non lo sa o lo capisce adesso che tutti lo dicono. Non credeva d’aver fatto nulla d’eccezionale. Ed è questo il segreto: ha recitato vivendo la sua parte. Ecco perché ha superato tutte le precedenti interpretazioni.
Ed il teatro? Non si può dir nulla, ormai, della Magnani. È l’attrice delle sorprese.
L’ultimo contatto col teatro le ha recato grave dolore e dev’essere un brutto ricordo. Ma non le si può dir nulla: troppe volte è stata criticata; ed ha avuto ragione.
Forse non ha ancora trovato la sua strada in teatro o non ha indovinato la parte. Nulla si può affermare: forse Anna ci prepara un’altra solenne smentita.
Chi oserebbe, con l’esperienza del passato, fare pronostici o dare giudizi avventati?
Anna non dice nulla. Sa che il pubblico ormai le vuol bene, che, ad ogni sua interpretazione, l’apprezza di più. Forse neppure lei sa dove arriverà: è artista, nel senso più profondo della parola. E come tale aspira ad elevarsi, a giungere sempre più lontano.
Teniamola d’occhio, questa scapigliata sbarazzina. E vogliamole bene.
R. S.